Cosa ne penso di Curon

Transcript parziale

Curon è la prima serie supernatural thriller italiana prodotta da Netflix. 

Con questa premessa non potevo che guardarla per esplorare il panorama delle serie tv italiane da cui solitamente mi tengo lontana, proprio per mancanza di prodotti di questo tipo. Finalmente anche in Italia abbiamo iniziato a esplorare questo genere già ampiamente popolare nel panorama internazionale. I protagonisti sono sia giovani attori quasi esordienti, sia altri già conosciuti. Valeria Bilello interpreta Anna, la madre dei protagonisti e già l’abbiamo vista in un altro prodotto Netflix: era infatti in Sense8. Luca Lionello interpreta il padre di Anna e ha già partecipato a moltissimi progetti come Squadra Antimafia – Palermo Oggi, La Passione di Cristo, poi Alessandro Tedeschi ha già partecipato al film Netflix Lo Spietato.

Per quel che riguarda gli attori più giovani Federico Russo è diventato famoso per la sua interpretazione ne I Cesaroni, a interpretare sua sorella gemella c’è Margherita Morchio, già protagonista del film del 2018 Succede. Gli altri due gemelli sono interpretati dall’attrice italo-tedesca Juju Di Domenico che ha recitato in La Guerra è Finita e Giulio Brizzi, anche lui italo-tedesco e prima di iniziare la sua carriera da attore si era dedicato alle arti marziali miste.

Per quel che invece riguarda i creatori della serie ci sono Ezio Abbate (già sceneggiatore di Suburra e co-creatore della serie Sky Diavoli), Ivano Fachin, sceneggiatore di Liberi di Scegliere, a cui ha lavorato con gli altri due creatori di Curon Giovanni Galassi e Tommaso Matano.

Parliamo adesso dell’argomento della serie: la storia è ispirata dall’ambientazione del paese di Curon Venosta, in provincia di Bolzano e vicino al Lago di Resia, un lago artificiale creato dalla diga costruita negli anni ‘50 per la produzione di energia idroelettrica. In seguito alla costruzione della diga il vecchio paese è stato sommerso e dalla superficie del lago emerge solo la punta del campanile, da cui sono state tolte le campane. Proprio dal campanile che si riflette nel lago nasce il tema della dualità presente nella serie e evidenziata anche dalla grafica del titolo. Con anche la rivalità tra la popolazione tedesca e quella italiana riportata poi nella serie tramite il conflitto tra i personaggi locali e chi arriva da fuori. Senza contare che una leggenda locale racconta che chi sente suonare le campane fantasma sta per andare incontro alla morte.

La storia inizia con un flashback di un omicidio che coinvolge uno dei personaggi principali per poi riportarci nel presente con la famiglia protagonista che arriva a Curon. 

La madre Anna torna a Curon dopo aver vissuto per 17 anni a Milano e porta i suoi figli, due gemelli Mauro e Daria, all’albergo gestito da suo padre, il quale non vuole però che loro restino lì. Ben presto i due ragazzi si rendono conto che la loro famiglia è molto odiata dai compaesani perché ha avuto un ruolo chiave nella distruzione del vecchio paese. Questa motivazione però non è resa chiara dall’inizio e crea un po’ di confusione iniziale. Altri elementi che mi hanno fatto faticare durante la visione dei primi episodi sono stati la mancanza di spiegazioni per la maggior parte degli avvenimenti e la scarsa caratterizzazione dei personaggi, ci dobbiamo accontentare di una presentazione che ci dice chi si comporta in modo scorbutico e chi no senza approfondire troppo le motivazioni. Anche il motivo dell’apparente ostilità del padre di Anna verso di lei e la sua famiglia appare molto strano, soprattutto perché è la prima volta che incontra i propri nipoti.

L’atmosfera della serie è molto dark, con una fotografia scura e fredda che mette in evidenza il paesaggio di montagna incupendo e rendendo più inquietanti le notti. Una delle prime cose che ho notato è stata una tendenza a citare un grande classico cinematografico: Shining. Inizialmente alcuni riferimenti sembravano casuali e magari frutto della mia immaginazione, ma più avanti le citazioni si sono fatte esplicite, fino a ricreare alcune scene quali quella dell’accetta o le inquadrature aeree dell’auto che risale la strada sul pendio boscoso della montagna come nei titoli di apertura del classico di Kubrick.

Le similitudini iniziali, che siano stata volute o no, iniziano con la presentazione dell’hotel della famiglia Raina, quella dei protagonisti, che viene presentato come un luogo oscuro, in cui succedono cose strane e con un passato violento. Questa descrizione data dagli abitanti del luogo, unita all’ambientazione in montagna mi ha subito portato a collegare le due storie. Altri elementi citati sono anche i rumori usati nella colonna sonora per creare l’atmosfera, similitudine che si ferma qui dato che la scelta musicale della serie è una delle cose che in assoluto mi è piaciuta di meno. Capisco la scelta di utilizzare musica più elettronica per dare un certo tipo di vibe al luogo, forse ispirandosi anche a come erano state pensate le colonne sonore dei film horror italiani degli anni ‘70 di Dario Argento che avevano una sonorità più elettronica e non orchestrale come altri film in precedenza. Tuttavia nella maggior parte dei casi ho trovato in Curon la musica fuori luogo, anche la scelta delle canzoni che in alcune scene non c’entravano assolutamente con quello che stava succedendo. Per esempio nel secondo episodio un ragazzo, Lukas, in un attacco d’ira prende a pugni uno specchio e come sottofondo c’è la canzone di Miss Keta Pazzeska, che non ha nè funzione descrittiva della scena nè dà un contrasto opposto, come a volte vengono utilizzate le canzoni. Semplicemente è trash a caso.

Oltre al mistero dell’odio degli abitanti verso di loro, già dal primo giorno di scuola tutti odiano i due gemelli e Daria non perde tempo a comportarsi in modo aggressivo per non farsi mettere i piedi in testa, ma forse esagerando un po’. Dal punto di vista della scena forse è un pochino trash come comportamento. La componente trash adolescenziale è comunque una parte importante della serie perché Daria sarà oggetto di interesse di due gemelli locali, Miki, una ragazza e suo fratello Giulio. Intanto Mauro sarà preso di punta da altri bulletti del liceo. E importante sarà anche il ruolo di Lukas, un ragazzo innamorato di Miki e non corrisposto, questo lo porterà a far emergere il suo lato oscuro.

La presenza del lato oscuro in ognuno di noi è l’elemento portante della trama e viene anche spiegato in una scena in classe in cui l’insegnante racconta che “Dentro di noi vivono due lupi. Uno è il lupo calmo, gentile. L’altro è il lupo oscuro, rabbioso, spietato”. Quindi questa storia alla Dr Jekyll e Mr Hyde prenderà vita con lo sdoppiamento della personalità che nasce proprio dal lago, già oggetto di leggende locali.

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Pubblicato da Marisa

fangirl a tempo pieno, adora passare il tempo a leggere libri interessanti (meglio ancora se stanno per diventare film, così da disturbare gli altri spettatori con la tipica frase "però nel libro.."), guardare serie tv che risucchino completamente la vita sociale, guardare film al cinema ogni volta che riesce, disegnare e dipingere imbrattando le sue t-shirt nerd preferite (mannaggia) e passa le domeniche a preparare argomenti per i suoi podcast multifandom (le recensioni yeee)