Recensione Dracula BBC

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Dopo qualche anno dalla fine di Sherlock, la BBC ha prodotto un’altra serie composta da 3 episodi su un classico senza tempo: Dracula. Sono partita a parlare di Sherlock perché i creatori e sceneggiatori della serie sono gli stessi e infatti il loro stile si riconosce nei dialoghi.

La serie è stata commissionata dalla BBC nel 2018 e già allora era stato annunciato l’attore protagonista, una scelta molto azzeccata. Intanto perché non è un attore britannico, bensì danese (non è proprio rumeno come il conte ma va beh). Allora avevano ribadito che la serie non avrebbe avuto niente in comune con Sherlock, quindi non sarebbe stata ambientata in epoca odierna bensì avrebbe rispettato l’ambientazione originale del romanzo di Bram Stoker. Prima di andare avanti vorrei specificare che questa è una recensione piuttosto difficile da fare perché dopo aver finito la visione della serie sono rimasta alquanto perplessa e ancora non saprei dire in esatta misura quanto mi sia piaciuta e quanto no.

In particolare le maggiori perplessità sono arrivate col terzo e ultimo episodio, per questa ragione temo proprio che qualche spoiler dovrò farlo. Ma tornando al discorso iniziale: l’ambientazione è effettivamente quella ottocentesca e per un breve momento ho pensato quasi di trovarmi di fronte a una fedele trasposizione dal romanzo. Cosa che mi avrebbe effettivamente sorpreso perché fino ad ora tutti hanno dato una loro personale versione del personaggio e della storia, ma non ho ancora visto nessuno seguire l’esatta trama del libro.

Vediamo arrivare Jonathan Harker (in teoria uno dei personaggi principali) al castello di Dracula. La carrozza non lo porta vicino al castello, ma lo lascia nel bosco: la gente ha paura di quel luogo e non si vuole avvicinare. Arriva a recuperarlo un servitore del conte e quando finalmente vediamo il conte è un anziano nobile, con il marcato accento dell’est, che cerca apparentemente di mettere a suo agio Jonathan. Visto fino a questo punto sembrava proprio che gli eventi avrebbero seguito quelli del libro. Quando in mezzo alla storia vediamo che in realtà questi sono flashback del racconto di Jonathan capiamo che i cambiamenti sostanziali dalla storia originale ci sono eccome: Jonathan è infatti in condizioni critiche, inizialmente non capiamo se sia in punto di morte o se si sta per trasformare in vampiro. Quindi in questo primo episodio è lui che racconta a una suora nel convento dove si rifugia gli eventi che si sono susseguiti dopo aver incontrato Dracula. E capiamo che così Jonathan non ha mai lasciato il castello da vivo. Mentre nel romanzo torna dalla fidanzata Mina a Londra e insieme poi affronteranno la minaccia di Dracula con l’aiuto del professor Van Helsing.

Quest’ultimo è un personaggio molto importante: il vero nemico di Dracula, è colui che sa come sconfiggerlo. Nella serie non scopriamo l’identità di Van Helsing da subito, anche se dopo poco diventa facilmente intuibile. Non è poi quel grande colpo di scena che probabilmente avevano progettato. In ogni caso il cambiare il sesso di Van Helsing e renderlo anziché un vecchio professore una suora cinica e altamente intelligente non mi ha dato fastidio, effettivamente è un cambiamento che può anche essere comprensibile: l’affidare la caccia di un vampiro a una figura religiosa.

Il primo episodio è forse quello che mi è piaciuto di più, proprio perché si percepisce maggiormente la storia gotica originale. Si svolge quasi interamente nel castello di Dracula, vediamo Jonathan accorgersi sempre di più che il conte non è umano, più lui sta male più il conte si rinvigorisce e ringiovanisce. La figura delle mogli del conte è anche ben inserita come elemento horror. Il castello visto come un labirinto aumenta senza dubbio il senso di claustrofobia nel capire che ormai non c’è più via di scampo per Jonathan. I non-morti fanno più scena che avere una vera e propria funzione narrativa, forse è solo per prepararci a quello che succederà a Jonathan. La cosa assurdamente ridicola è tutta la questione del neonato che Dracula dà a una delle sue spose e poi diventa una specie di piccolo zombie indemonianto, anche qui elemento non necessario e reso male sia a livello narrativo che di effetti speciale.

Il personaggio più odioso dell’episodio è però senza dubbio Mina. Il suo compito da assolvere è quello del classico personaggio scemo negli horror che metterà tutti in pericolo con le sue decisioni senza senso. Ma a parte la necrofilia della scena in cui lei cerca di convincere Jonathan che possono ancora stare insieme, non vuole ucciderlo, scelta totalmente egoistica viste le condizioni del fidanzato. (Che mi è quasi sembrato la versione del personaggio di Renfield del libro anche se poi lui compare)

Bello poi anche che abbiano mantenuto l’elemento di Dracula che può assumere diverse forme, quella del lupo poi è senz’altro un ulteriore stratagemma per aggiungere elementi horror. In generale le scene del convento sono ben realizzate. In generale. Se poi ci mettiamo a considerare Mina tutto l’episodio viene rovinato. 

Il secondo episodio è forse un pochino più noioso rispetto al primo. Si svolge tutto sul veliero e sembra tratto da una versione horror di Agatha Christie. Il testa a testa tra Dracula e Agatha Van Elsing va avanti scoprendo che Dracula è apparentemente in vantaggio. Anche nel libro c’è effettivamente il veliero con cui Dracula arriva in Inghilterra che poi diventa un veliero fantasma. Verso la fine l’episodio diventa più movimentato: quando Dracula esce allo scoperto con gli altri passeggeri, come nel primo c’è la struttura di due che si raccontano la storia e poi si scopre che è tutto nella testa di Agatha, anche perché in effetti come cavolo ci sarebbe finita in quella stanza dal convento in cui erano alla fine del primo episodio?

Un elemento che ho trovato interessante è il concetto del sangue che trasmette le capacità e i ricordi della persona a cui appartiene. Hanno per fortuna mantenuto elementi classici come la terra in cui deve riposare il vampiro, le croci che lo indeboliscono, la questione della luce solare più o meno, ma poi alla fine del terzo episodio succede qualcosa di un po’ campato per aria per dirci che in realtà il sole non lo incenerisce, come succede anche nel libro. Di giorno Dracula è più debole, ma non diventa polvere. 

Arriviamo dunque a parlare del colpo di scena fine episodio 2 e poi quindi dell’episodio 3. Mi ero ormai convinta che effettivamente la serie si discostasse dallo stile di Sherlock, mi iniziavo anche a preoccupare perché Mark Gatiss non aveva ancora fatto la sua comparsa, visto che oltre a scrivere la sceneggiatura è anche un attore. Ma no, ovviamente Gatiss e Moffatt ci hanno di nuovo fregato, ancora non si sa se in un modo buono o no. Effettivamente è interessante portare la storia ai giorni nostri, ma in alcuni aspetti è forse una mossa forzata. La discendente di Agatha poi, che è la stessa attrice, stessa pettinatura, accento quasi uguale, ma magari no ecco. In questo episodio affrontano la loro rielaborazione della vicenda di Lucy, originariamente l’amica di Mina che viene poi sedotta e vampirizzata da Dracula. In questo caso è invece una ragazza dei giorni nostri che prova solo apatia verso la vita, non teme la morte ma anzi la cerca poi quando incontra Dracula.

Lui poi si adatta in men che non si dica a un salto temporale di 100 anni come se niente fosse. Questo episodio mi ha lasciato perplessa per tante cose. I non-morti nel cimitero che apparentemente possono uscire dalle tombe e seguire la gente, come non si sa, però è cosa nota che inserire bambini negli horror dovrebbe in teoria renderli più spaventosi (magari se l’inserimento di suddetti bambini avesse senso e/o funzione narrativa). Ho trovato anche i personaggi di quest’ultimo episodio un po’ più deboli rispetto agli altri. Anche se effettivamente gli unici personaggi ad avere una vera e propria personalità sono Dracula e Agatha, nel corso dell’intera serie. Gli altri personaggi sono marginali e di sfondo alla vicenda anche quando sono i protagonisti di una scena.

Poi si è perso un po’ di tempo con tutta la questione della cremazione, la cui funzione narrativa suppongo fosse semplicemente di inquietare gli spettatori e niente più. Per poi tonare al discorso necrofilia di gente che bacia i defunti (ma non troppo) amati. In questo caso la scena è veramente raccapricciante. Certo il trattamento riservato a Lucy fa capire quanto Dracula sia distaccato ormai dalla vita umana e non gli importi di niente, non delle sue consorti soprattutto. Gli importa solo di Agatha apparentemente. Forse perché è l’unica ad aver rappresentato una vera e propria sfida per lui? Il finale certo è la cosa che più lascia perplessi.

Dopo centinaia di anni passati a sfuggire alla morte decide di suicidarsi. Dopo che Agatha rediviva perché la sua discendente ha bevuto (eww) il sangue di Dracula acquistando così la coscienza della sua antenata. Ci sono vari motivi logici per cui la cosa non dovrebbe essere possibile. Intanto lei è un’umana, poi perché Dracula ha ancora in circolo il sangue di Agatha dopo tutto quel tempo? Poi evidentemente alla fine Dracula si arrenda alla sua più grande paura (la morte) e affrontandola commette anche un atto di amore verso Agatha, ponendo fine alle sue sofferenze e dandole una morte rapida e con uno stato mentale nei sogni piuttosto che poi la morte lunga che le avrebbe dato il cancro. 

In conlcusione ho avuto l’impressione che i due sceneggiatori si siano divertiti a shackerare un po’ i vari elementi della storia classica e cambiare qualche carta in tavola come per esempio i personaggi e i loro ruoli, spostandoli nella storia. Però non sono riusciti a convincermi con la loro versione del personaggio. Della fine che si sceglie da solo. Di questa battaglia intellettuale che sì, non si conclude con nessuna vittoria, ma la conclusione è comunque amara. 

Ultimo quesito irrisolto: Renfield. Che fine farà sto poveraccio che non si sa se è vivo o non morto?

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Pubblicato da Marisa

fangirl a tempo pieno, adora passare il tempo a leggere libri interessanti (meglio ancora se stanno per diventare film, così da disturbare gli altri spettatori con la tipica frase "però nel libro.."), guardare serie tv che risucchino completamente la vita sociale, guardare film al cinema ogni volta che riesce, disegnare e dipingere imbrattando le sue t-shirt nerd preferite (mannaggia) e passa le domeniche a preparare argomenti per i suoi podcast multifandom (le recensioni yeee)