Recensione Joker

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È sicuramente un film che non va visto con i bambini (anche se è tratto dai fumetti eh già) sia per la sua complessità sia per la sua violenza. Personalmente lo sconsiglierei anche a persone particolarmente sensibili agli argomenti trattati dato che si parla parecchio di disturbi mentali e non con risoluzione a lieto fine (come è facile immaginare dato il personaggio).

Con queste premesse è già facile capire quanto questo cinecomic sia diverso da tutti gli altri film dello stesso genere a partire dal ritmo della narrazione decisamente più lento degli altri. Già dal trailer si respira un’aria diversa rispetto a qualunque altro film Marvel o DC. Il fulcro della storia è il personaggio, la sua storia, la sua personalità e non tanto altri elementi più cinematograficamente spettacolari a cui siamo abituati. Come per la trilogia di Batman diretta da Nolan il realismo è molto importante, ma gli aspetti più fumettosi sono quasi inesistenti per concentrarsi sulla psiche del protagonista, interpretato magistralmente da Joaquin Phoenix, il quale ha anche perso più di 20 kg per assumere un aspetto più malaticcio e inquietante in linea con il personaggio. 

Parliamo quindi di trama e personaggio un po’ più nello specifico, sempre senza fare spoiler esterni al materiale promozionale.

Arthur Fleck lavora come pagliaccio presso un’agenzia che gli procura ingaggi, nel frattempo sogna di diventare un cabarettista e far ridere la gente. Vive solo con la madre e settimanalmente vede una psichiatra che gli prescrive psicofarmaci, si fa infatti accenno a un suo passato ad Arkham. Oltre che di depressione, Arthur soffre anche di un particolare disturbo che gli provoca crisi di risa incontrollate, disturbo dovuto a danni psicologici e neurologici derivati da esperienze traumatiche. La Gotham City in cui vive è sudicia, con un alto tasso criminale e all’interno di quella città Arthur viene continuamente bullizzato e preso a pugni dalla vita (letteralmente e psicologicamente), tutti sembrano essere contro di lui, comprese le circostanze, come per esempio il taglio al sistema sanitario che lo riguarda in prima persona. Sin dall’inizio seguiamo Arthur da vicino e viviamo la sua storia con forte empatia verso le sue disavventure, soffriamo con lui e lo consideriamo quasi vittima delle circostanze, il suo risentimento verso la società e il potere sembra quasi legittimato. La sua rabbia diventa sempre più forte fino a sfociare nella violenza che sappiamo è un tratto tipico del personaggio.

La sua violenza sembra quasi legittimata da ciò che ha subito, la cittadina anche lo acclama come un eroe e iniziano disordini e manifestazioni anarchiche a favore del suo approccio violento contro le autorità e la classe dirigente benestante viste come oppressori.

Questa oltre a essere una critica sociale dà vita alla figura di Joker in quanto simbolo di violenza, caos e anarchia. Un uomo che è fuori sincrono rispetto alla vita che lo circonda, che non capisce cosa faccia veramente ridere gli altri e cosa invece sia considerato inappropriato. Lui è fuori da ogni schema, la società non lo capisce e lui non capisce la società e questo gli dà un motivo in più per non cercare più di controllare la follia omicida che nasce in lui. L’omicidio diventa qualcosa che lo diverte, la sua risata acquista un senso all’interno della sua realtà, nella sua mente. 

A un certo punto noi spettatori iniziamo a capire che quello che abbiamo visto fino a quel momento è nato dal punto di vista di Arthur. Ci sono cose di cui non siamo più sicuri e non capiamo fino a che punto la storia che abbiamo seguito sia stata reale e quanto invece sia stato distorto dalla mente di Joker. Il dubbio poi rimane e viene anche alimentato dalla costante presenza di Arkham.

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Pubblicato da Marisa

fangirl a tempo pieno, adora passare il tempo a leggere libri interessanti (meglio ancora se stanno per diventare film, così da disturbare gli altri spettatori con la tipica frase "però nel libro.."), guardare serie tv che risucchino completamente la vita sociale, guardare film al cinema ogni volta che riesce, disegnare e dipingere imbrattando le sue t-shirt nerd preferite (mannaggia) e passa le domeniche a preparare argomenti per i suoi podcast multifandom (le recensioni yeee)