Recensione Le Mans 66

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Le Mans 66 si concentra più che sulla gara vera e propria, che comunque prende una buona porzione del film, sulla preparazione e sulla progettazione della macchina che i protagonisti Christian Bale (Ken Miles) e Matt Damon (Carroll Shelby) progettano e assemblano insieme. Il titolo originale forse riprende di più il vero tema del film: la sfida tra due colossi dell’industria automobilistica, ognuno di loro importante nel loro campo per ragioni differenti ma ugualmente importanti.

La Ferrari è la più veloce, un’auto di lusso che tutti sognano, la Ford è qualcosa di affidabile e economico, più vicino alla gente comune. Tuttavia in quegli anni entrambe le fabbriche erano in difficoltà economiche e per risolverle la Ford inizialmente cerca di comprare la Ferrari per unire le due potenze. Una volta fallito decide di optare sul rendere più appetibile al pubblico la propria immagine iniziando a gareggiare con i propri veicoli e l’obiettivo finale è proprio quello di battere la Ferrari, che ha umiliato e deriso la Ford nel tentativo di acquisizione.

Chiaramente, come in ogni film hollywoodiano che si rispetti l’antagonista deve essere antipatico, presuntuoso e infierisce sull’avversario più debole, che già parte svantaggiato. Il sogno americano per eccellenza: Davide contro Golia. Questo film non fa eccezione: Enzo Ferrari viene dipinto come un riccone pieno di sè che giudica Henry Ford II dall’alto dei suoi uffici, i piloti della ferrari poi hanno attori che li dipingono alteri e viene antipatia solo a guardarli. Questo dettaglio mi ha fatto un po’ sorridere, pensando che in fondo la Ferrari aveva tutti i motivi per avere un’alta opinione di sé, senza per forza risultare così arrogante. Tuttavia il fine narrativo giustifica i mezzi, per così dire.

Tornando alla Ford anche questa azienda non viene dipinta con i dipendenti più simpatici del mondo, ma comunque il signor Ford resta una figura positiva nella storia, uno dei pochi personaggi che aiutano i protagonisti. Parliamo quindi di loro: Ken Miles (interpretato dal magistrale Bale) è un pilota che per vivere e mantenere la famiglia fa il meccanico, ha un caratteraccio, perde facilmente le staffe, ma quando è in pista nessuno riesce a eguagliare il suo talento. Purtroppo, proprio a causa del suo carattere, perde lavori e nessuno vuole farlo correre nella propria squadra, così si ritrova in difficoltà economiche che lo costringono a mettere da parte le sue ambizioni nelle corse. Dall’altra parte c’è Carroll Shelby, amico di lunga data di Ken e pilota talentuoso e rispettato, che però è costretto a ritirarsi per problemi di salute, iniziando così la propria casa automobilistica: la Shelby Automobiles. È da lui che vanno i responsabili della Ford quando cercando un progettista per la loro prima auto da corse e Carroll chiederà poi l’aiuto di Ken.

Questo poi è il fulcro della trama: la loro collaborazione, la ricerca dell’auto perfetta, la sfida contro il tempo e contro i responsabili dell’azienda che hanno le proprie ambizioni di carriera che ostacolano il progetto dei protagonisti. Le Mans 66 non è il primo film che racconta la leggendaria gara sul circuito francese, proprio per questo avrei evitato di adattare in italiano il titolo in questo modo, che ricorda troppo il film del ’71 Le 24 Ore di Le Mans (Le Mans) con protagonista il leggendario Steve McQueen. Film che mi ero ripromessa di guardare prima di questo nuovo, ma purtroppo non ho fatto. Tornando ai giorni nostri Le Mans 66 è un film con un buon ritmo che alterna bene le scene della progettazione a livello più “intellettuale” con quelle di azione, che rappresentano gran parte del film.

Il montaggio unito alla colonna sonora con il rock anni 60 è una combinazione perfetta unita poi alla fotografia fatta per mettere in risalto le scene della corsa sui circuiti, con riprese immersive nella gara, sia all’interno dell’abitacolo, sia nella parte superiore posteriore delle auto, o anche in prossimità delle ruote, così da essere ancora più vicini durante manovre e sorpassi, rimanendo con fiato sospeso e l’adrenalina della gara. Questo mi ha fatto venire in mente un altro film da consigliarvi assolutamente, se ancora non l’avete visto: Rush di Ron Howard con protagonista Daniel Brhul nei panni di Niki Lauda. 

In conclusione avrete sicuramente capito che il film mi è piaciuto e vi consiglio assolutamente di vederlo, ci sono parecchi spunti per gli appassionati di corse, con molti discorsi che entrano nello specifico della progettazione del motore e su come sfruttarlo al meglio durante la gara, quando cambiare marcia ecc. Non mancano i momenti in cui i protagonisti vengono ripresi in momenti più intimi, in cui affrontano i problemi personali con la famiglia. Seguiamo da vicino Ken e Carroll nel loro sogno, come lo vivono e cosa affrontano per raggiungere l’obiettivo in questo film appassionante e interpretato magistralmente. Una pellicola piena di orgoglio americano.

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Pubblicato da Marisa

fangirl a tempo pieno, adora passare il tempo a leggere libri interessanti (meglio ancora se stanno per diventare film, così da disturbare gli altri spettatori con la tipica frase "però nel libro.."), guardare serie tv che risucchino completamente la vita sociale, guardare film al cinema ogni volta che riesce, disegnare e dipingere imbrattando le sue t-shirt nerd preferite (mannaggia) e passa le domeniche a preparare argomenti per i suoi podcast multifandom (le recensioni yeee)